Wednesday, July 12, 2006

250 parole: Aquarius (valdarno)

basta l'estate.
nel parcheggio dietro lo stadio spuntano grappoli di vecchi che camminano o si fermano.
basta la sera.
escono dalle case e dondolano al fresco, portando fuori le gonne a fiorellini bianchi, le chiacchere sui figli, le amicizie di vicinato.
il marciapiede, pestato di rado e di fretta, lasciato alle biciclette, si trova abitato. viene attraversato da traiettorie stabilite. arrivo fino alla rotonda e poi torno indietro.
se non mi fa male la gamba arrivo fino all'arno.
vediamo stasera dove s'arriva.
accanto al marciapiede la strada, i fari giovani che se ne vanno. il caldo rimasto dentro cambia l'odore dell'asfalto. odore gonfio d'estate.
i vecchi si siedono e si viziano con l'aria che dai campi arriva fin lì, con le lucciole. borbottano e ripartono, come pesci giganti e zitti, con gli occhi tondi e cerchiati di rosso. quella là è una sardina.
la passeggiata di sera, d'estate, è un rito, è una cura. è una forma di questo marciapiede che si distende tra l'erba e il cemento. spazio riservato ai pedoni in cui l'acquario può apparire e sgranchirsi, oggi.
d'autunno questa forma si dissolve, i vecchi stanno chiusi in casa e si spera. si spera di arrivare a un nuovo maggio, ai suoi rosari sulle panche di legno ai lati della strada. maledire ancora il caldo e rivedere le lucciole.
dal vetro della macchina inizia l'acquario da marciapiede. marciapiede diventato sentiero, complice di una socialità antica e radicata che non ha bisogno di giustificarsi. la sera, d'estate, cammina. così.

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